Se esiste un principe dei corsi d’acqua montani,dei ruscelli a rapido scorrimento,delle risorgive sicuramente questo è il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus).
Passeriforme grande quasi come il palmo di una mano, dalla caratteristica colorazione bruno rossiccia egli è una delle poche specie europee di uccelli perfettamente adattata alla vita acquatica. Infatti egli vive e nidifica solo in prossimità dei corsi d’acqua che è solito frequentare prediligendo zone isolate e poco antropizzate ove la qualità delle acque sia ancora salubre e poco inquinata, ricca in ossigeno ma soprattutto in prede che possono essere costituite in larga parte da piccoli artropodi come larve di tricottero,girini,crostacei di fiume ma anche avanotteri di pesce e piccoli anfibi che vengono cacciati perlustrando il fondale , anche contro corrente, spesso utilizzando le ali come veri e propri remi e il becco a mo di piede di porco,riuscendo in taluni casi anche a ribaltare sassi o detriti ben più grandi dell’animale stesso e questo sempre per la ricerca delle piccole prede spesso annidiate sotto la superficie delle rocce per sfuggire all’impetuoso flusso delle veloci acquee .Il merlo acquaiolo ha un piccolo segreto però, senza il quale aimè , non potrebbe permettersi il lusso di questa complessa tecnica di caccia.
Infatti la specie dispone di una piccola ghiandola in grado di secernere un liquido oleoso e dal colore giallastro con il quale l’animale, aiutandosi abilmente con le ali ed una frequente toilettatura , riesce ad impregnare ogni singola piuma e penna del proprio corpo rendendole così idrorepellenti e a prova di bagno ma non solo, in questo modo, il piumaggio già in grado di mantenere una temperatura ottimale diviene ancora più efficiente anche durante i mesi più freddi dove il gelo congela parzialmente i piccoli corsi d’acqua montani ma non scoraggia sicuramente il laborioso principe (il merlo acquaiolo) a continuare la ricerca delle sue prede che avviene quasi esclusivamente sotto il livello delle acqua.
Di indole stanziale e solitaria,può comunque presentare delle eccezioni. Infatti durante il corso del mio lavoro fotografico dedicato a questa affascinante specie(posso scrivere l’articolo anche in terza persona) , eseguito in vari corsi d’acqua Apuani ad inizio dell’autunno e questo per non disturbare la delicata nidificazione della specie(oggi sempre più minacciata dall’inquinamento e dagli insediamenti industriali e dalle reti fognarie che spesso scaricano in acqua così precludendo le giuste condizioni per l’alimentazione e la vita )che spesso avviene in piccoli anfratti rocciosi o piccole cascate,ho potuto constatare che la specie può essere gregaria o meglio, nello stesso territorio possono sovrapporsi varie coppie. Infatti durante alcune osservazioni preliminari alle fasi di scatto, ho potuto osservare oltre otto adulti nello stesso tempo in un ristretto raggio oltre ad alcuni esemplari giovani involati durante il corso dell’estate e già autonomi nella caccia. Un osservazione relativamente facile data la differente colorazione del piumaggio tra adulti e di assistere anche ad autunno inoltrato a situazioni dove gli adulti stessi erano in display,cioè in fase di corteggiamento e questo nettamente fuori stagione rispetto alle conoscenze apprese dai testi di ornitologia generale.
L’intento ultimo del mio servizio, oltre a documentare la vita di questo meraviglioso animale con foto documentative ma anche “interpretative” che mettessero in luce anche la mia visione del contesto in cui esso vive, era anche quello di realizzare alcuni scatti della sua vita sotto la superficie dell’acqua,intento questo di natura non facile per le note difficoltà ripresa e per l’imprevedibilità della sua caccia.
Ne è seguito un attento lavoro di studio e di osservazione delle abitudini di alcuni esemplari che frequentano un piccolo corso d’acqua adiacente ad un paesino montano,quindi relativamente abituati alla presenza dell’uomo e un successivo studio di come poter effettuare la foto in un punto favorevole con un piccolo scafandro auto costruito e manovrato a distanza da remoto. Durante le riprese io stesso ero in acqua munito di muta e tuta mimetica per poter premere il pulsante di scatto al momento giusto e rendere la foto ancora più “mia” non affidandola completamente ad un semplice automatismo.Non ho avuto molte possibilità, onestamente è stato un lavoro di molta pazienza,piccole frustrazioni e gravi incidenti come quando un esemplare incuriosito dal rumore dell’otturatore si è accanito contro la custodia subacquee,aperta superiormente, riuscendo a danneggiarla in maniera lieve ma sufficiente per creare una piccola infiltrazione che ha portato all’allagamento di un corpo macchina e dell’obiettivo che stavo usando al momento con la conseguenza della temporanea sospensione del progetto.
Alla fine lo scatto però è arrivato, una sequenza di immagini quasi uniche e di ottima qualità con un illuminazione ricercata del merlo acquaiolo intento a perlustrare il fondale di una piccola pozza montana, dove traspare l’efficacia del suo piumaggio, con l’impercettibile bolla d’aria che avvolge il suo capo in immersione ma anche l’eleganza del suo portamento che fa sembrare la fatica di una vita spesa su e giù per quegli impeti quasi banale.