Il bosco si anima e prende vita ….. non che non ci sia vita per tutto il resto dell’anno intendiamoci, ma sul finire dell’estate e fino ad autunno inoltrato, la foresta si anima del bramito, il possente richiamo del cervo maschio che in questo periodo forma gli harem e giunge all’accoppiamento spesso dopo estenuanti lotte con i maschi rivali. E’ un periodo magico per me e per la mia visione della natura dove personalmente mi sento ancor più in armonia con la terra che mi accoglie e il profondo della foresta dove amo inoltrarmi, rigorosamente da solo, in solitudine, accompagnato da queste possenti melodie che riecheggiano nelle vallate in cerca di uno scatto che possa render giustizia a questi piccoli giganti vicini.
Giganti si, un cervo adulto infatti può facilmente raggiungere un peso ragguardevole, ma anche eleganti fantasmi che si insinuano nel fitto della boscaglia come creature leggendarie. Non le conto sulle dita di una mano le volte che mi sono ritrovato in questi anni faccia a faccia con uno di questi “bestioni” non accorgendomi che fosse di passaggio finché non me lo sono ritrovato davanti. Oltre 140 kg di muscoli, tendini e palchi che scorrono fluidi e silenziosi tra le asperità del bosco di querce, tra l’impenetrabile densità dei biancospini e la volta di ontani dove sovente vanno a sfuggire l’ultima calura estiva. Trovo incredibile questa loro eleganza, e a mio modo vi intravedo forse una natura ancora forte che tende a sopravvivere nonostante i continui attacchi da parte dell’antropizzazione e del riscaldamento globale. Nonostante le continue perdite di habitat e quello che vi gravita attorno.
Intravedo un immensa dignità in questi splendidi animali e nel loro atteggiamento, nella loro vita vissuta ai margini del bosco o nei punti più inaccessibili della foresta, al caldo, sotto l’afa estiva o sferzati dai rigidi e oramai imprevedibili venti invernali con le prime nevi e il pungente gelo che avanza come in una specie di trottola che ciclicamente ripropone le difficoltà delle singole stagioni. E’ qui che la mia immaginazione va ai momenti sinceri di un esistenza, la loro vita, condotta in maniera maestosa senza ne vinti ne persi ma seguendo l’istinto che culmina con il proseguimento della stirpe, spesso preceduto da un combattimento. Qui riesco a percepire l’intensità della vita ed è per me un vero privilegio ogni anno poter assistere a tutto ciò, dove nelle arene i grandi maschi spesso disputano con duelli all’ultimo palco, ove l’aria si fa più densa e spesso sono più le zolle di terra alzate che le mosche e gli “odiosi” tafani. L’adrenalina di un istante,poi la corsa, il cervo dominante scaccia l’avversario. A volte, però, il terzo litigante ha la meglio e così nel trambusto generatosi riesce a insinuarsi nella dura lotta.
Ancora un bramito stamattina, un grosso maschio da 16 punte si avvicina e sento quasi tremare il terreno sotto ai miei piedi. E’ come se sentissi il forte rimbombante verso dentro al mio petto e onestamente mi emoziono, quasi mi commuovo dinanzi a lui, mi vede, mi percepisce ma non come un pericolo…oramai sono giorni che sto appostato sempre nel solito punto …. continua a bramire dando esempio di puro “spettacolo”.Inizio a fare il mio lavoro, quello per cui ero arrivato fin qui, scatto una foto dopo l’altra, curando se posso la composizione ed il punto di ripresa. Cosa non facile, un movimento sbagliato, una foglia calpestata, uno scricchiolio o semplicemente il flebile rumore del VR e lui potrebbe sparire in un momento ma quest’ oggi invece decide proprio di concedersi. Ne approfitto per qualche istante, ottenendo spezzoni di momenti per me irripetibili fino a quando irrompe una femmina che osserva nella mia direzione, capisco che mi percepisce nonostante la mai minuziosa mimetizzazione. Un attimo e tutto finisce, sento bramire ancora ma lontano, per oggi è andata ma sono contento e mi metto ad osservare da lontano i movimenti nella boscaglia.
Passano le lune, i giorni,la temperatura si abbassa ed il culmine della stagione del bramito oramai sta per volgere nuovamente al suo termine. Ma vi sono ancora giorni in cui lo strepitare dei maschi è ancora forte alternati a moneti invece di calma assoluta dove solo le femmine si possono scorgere ai margini della vegetazione. Sempre attente ad ogni singolo probabile pericolo, furbe, disinibite silenti vedette che gravitano attorno al mio essere li in quel contesto surreale ma vero, un piccolo spaccato di vita nella foresta e di potenza pura. Sono stanco, le mie scarpe oramai lise parlano quasi per me, ma il desiderio di poter osservare, vivere, rubare ancora qualche piccolo istante di questo spettacolo affascinate mi prevale ed eccomi ancora qui accampato in un piccolo capanno costruito con pochi stecchi secchi, frasche e sassi trovati nel bosco. Un piccolo rifugio poco più alto di 60 cm ben integrato nell’ambiente dal quale posso ancora permettermi di poter osservare, fotografare e talora anche riposare.
Ma è con gli ultimi flebili deboli bramiti ecco arrivare il pieno dell’autunno……con l’abbassamento termico anche i primi temporali dopo la lunga siccità estiva prendono il sopravvento. Sono adesso i tuoni che riecheggiano nelle vallate dell’ Appennino e delle vicine Alpi Apuane, tra Garfagnana e media valle del Serchio dove ancora molti ambienti sono rimasti per fortuna invariati nel corso degli ultimi secoli. I lampi illuminano la notte, si scorgono alcune sagome sui pascoli alpestri e come fantasmi si erano proposte ad inizio settembre ora lasciano la scena alle prime nevicate, al silenzio, alla desolazione apparente di un bosco che sembra vuoto ma che in realtà, probabilmente, è uno degli ultimi baluardi di vita selvaggia che ancora resiste forte vicino al nostro essere.